02 Lug Sergio Cerbone, un italiano alla Oracle Arena
1) Ciao Sergio, quando nasce la tua passione per la palla a spicchi?
Nasce per colpa (anzi per merito) del signor Michael Jordan. Era il 2 giugno 1993 – una serata di inizio estate un po’ noiosa, senza più calcio in tv (la mia prima passione), faccio zapping in tv alla ricerca di qualcosa di interessante, mi sintonizzo su Tele+ dove trasmettono gara 1 delle Finals NBA tra Bulls e Suns. Non mi ero mai soffermato tanto sulle partite di basket fino ad allora, ma questa volta mi prese fin da subito.
C’era quel “tizio” con il 23 che con la lingua da fuori, continuava a segnare da tutte le parti. Era immarcabile per ogni difensore che si alternava nel tentativo di limitarlo. La sua eleganza nell’andare a canestro, la sua determinazione, la sua leadership mi conquistarono. La pallacanestro era ufficialmente entrata dentro di me e non mi avrebbe più abbandonato. Da quel giorno, non solo cominciai a guardare la NBA con costanza, ma iniziai anche a giocare a basket.
Warrior Milano – San Francisco con titolo Nba: l’American Dream
2) Nel 2013 hai avuto l’occasione di trasferirti negli Stati Uniti per lavoro. Com’è stato il tuo American dream?
Gli Stati Uniti sono sempre stati il mio sogno. Ci ho provato per diversi anni a trasferirmi e finalmente le porte mi si sono aperte nel 2013 quando ho ricevuto una proposta di lavoro a San Francisco. Città che avevo già visitato da turista e che a dir la verità (quella volta) non mi aveva impressionato, ma ora so il perché. Era agosto e agosto a San Francisco è considerato inverno: le temperature si abbassano e per la posizione della Bay Area, le correnti calde e quelle fredde provocano un effetto nebbia che mi impedì addirittura di vedere il Golden Gate Bridge.
Quando ricevetti la proposta di trasferimento ricordo che pensai proprio a quell’episodio, da Milanese mi domandai: “Lascio una città con la nebbia, per andare in un’altra città con lo stesso problema?” In realtà poi vivendoci, scoprii che a San Francisco il clima è mite tutto l’anno – l’eterna primavera rende le giornate piacevoli perché c’è sempre il sole (tranne appunto ad agosto). La gente è cordiale e disponibile. Tutti fanno Yoga e Meditazione e non si fa altro che sentire parlare di startup e business. Per chi lavora nella tecnologia, San Francisco è una città strepitosa per viverci e lavorare.
Warrior Milano – San Francisco con titolo Nba: un italiano alla Oracle Arena
Sergio Cerbone alla Oracle Arena
3) Hai raccontato la NBA e in particolare i Warriors dalla Oracle Arena. Che ricordi hai di quell’esperienza?
Unica, meravigliosa, incredibile. Per un appassionato come me, vivere l’NBA da “dentro” è stata un’occasione che non dimenticherò. Infatti ho voluto raccontare tutta l’esperienza in un libro, proprio per fissare alcuni ricordi. Mi ha colpito l’organizzazione della NBA, una macchina perfetta: nulla è lasciato al caso, ci sono persone che fanno benissimo il loro lavoro e questo è palpabile per chi come giornalista, la racconta dall’interno. Poi ricordo i giocatori, ovviamente vederli da vicino è un’altra cosa, riesci a cogliere le sfumature. Lebron, Steph Curry, Durant, Kobe, sono dei professionisti veri, non a caso sono nel gruppo ristretto di quei 4-5 giocatori considerati tra i più forti nella NBA – guardarli da vicino ti fa rendere conto della cura che ci mettono in ogni singolo jumpshot, streching prepartita e dichiarazione ai media.
4) Ti sei persino cimentato nei playground locali di San Francisco. Com’è andata?
Molte più le figuracce che i momenti da ricordare, ma qualche soddisfazione me la sono tolta. Lì il gioco, come nella NBA è tutto basato sull’1vs1. Grandi fisici e doti atletiche con ragazzi che passano tutto il tempo in palestra in settimana a “gonfiarsi” e poi nei weekend si sfidano nei playground. A San Francisco ce n’è uno molto bello, l’Alice Marble court situato al top di una collina dove è possibile vedere il Golden Gate bridge, non male come vista quando si aspetta il proprio turno per giocare. Il livello è alto, la gente è competitiva e non è difficile sentire del “trash talking” anche spinto. Io mi sono preso un paio di “you can’t guard me” da Mike, un giocatore di colore molto esperto che non mancava di farti notare quando ti segnava in faccia.
Warrior Milano – San Francisco con titolo Nba: l’esperienza alla Oracle Arena
La copertina del libro di Sergio Cerbone
5) Nel libro Warrior Milano – San Francisco con titolo Nba racconti la tua avventura da giornalista oltreoceano. Quali sono stati i momenti che ricordi di più?
Sono stato fortunato. Il mio trasferimento a San Francisco è coinciso con gli anni d’oro dei Golden State Warriors – avevo l’occasione di vivere l’epoca di una delle migliori squadre NBA di tutti i tempi ed era proprio quella della città in cui vivevo. Poi c’è stata appunto l’opportunità di fare il giornalista freelance e di raccontare la NBA da dentro. Nel 2015, siccome avevo seguito dal vivo, quasi tutta la regular season, tutti i playoffs e le finali casalinghe, ho deciso di andare anche a Cleveland “in trasferta” per completare il mio personalissimo “all in”. Anche perché avevo già pensato al libro e volevo raccogliere episodi anche nella “casa di Lebron”.
La trasferta è stata emozionante. Ricordo di aver preso i voli di notte appena finita la partita a Cleveland in modo tale da riuscire a tornare poi a San Francisco, e sfruttando le 3 ore di fuso favorevole della west coast, di presentarmi al lavoro senza dover prendermi giorni di ferie. Se c’è una cosa negativa nel lavorare negli Usa è che fanno poche vacanze e io ero tornato da mamma a Natale quindi “mi ero già bruciato” i miei days off.
Le finals on site rimangono il momento più bello, ricordo ancora tutto come se fosse ieri. Il 2015 era stato l’anno dei Warriors e io l’avevo vissuto tutto per intero. Ah sempre a Cleveland, tra gara 3 e 4, la NBA aveva organizzato la partita tra media, sul campo dove si giocavano le Finals! Cioè, ho giocato sullo stesso parquet dove la sera prima c’erano stati Lebron James e Steph Curry! Capite perché non potevo non scriverne un libro?
Dalla West Coast alla East Coast Nicola Bogani e la storia di Celtic Nation Italia.
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