25 Set Playground nel mondo e il Court MLN
Ho avuto l’opportunità di incontrare Lorenzo Pinciroli, fondatore di DaMove al Court MLN, il primo playground indoor di Milano, che ha aperto i battenti in estate. Mi ha raccontato la sua storia incredibile e la nascita di DaMove. Questa è la seconda parte dell’intervista che abbiamo organizzato a Milano, potete dare un’occhiata qui alla prima parte della nostra chiacchierata.
Credits foto copertina: Renars Koris
“Il Calcio Che Amiamo” – Gazzetta dello Sport, RCS e DaMove a Roma
Siamo tornati a Roma nel 2019, per una giornata sul calcio organizzata da Gazzetta e RCS, perché io sono anche speaker del mondiale di freestyle di calcio e faccio parte della World’s Freestyle Football Association. Presentavamo uno show di DaMove sul tema calcio e ho portato anche alcuni freestyler rappresentativi su scala globale. C’erano un mantovano musulmano per rappresentare la seconda generazione di immigrati, un bambino di un quartiere popolare di Roma ed era al suo primo show.
Tra gli altri una ragazza madrilena che viveva in Messico e da piccola si è finta un maschio in accordo con il padre e l’allenatore perché non c’era una squadra di calcio femminile. Lei è attivista delle freestyler e del movimento LGBT. Infine Juanro ragazzo cileno quasi senza braccia, freestyler di calcio che fa motivational speech ed è molto cattolico. Il tema era “nonostante le diversità di lingua, cultura, sesso e religioni con la palla siamo family”, assimilabile al claim dell’associazione di cui faccio parte “All you need is a ball”, concetti molto vicini a questo papa. Abbiamo fatto un minidocu su Gazzetta che trovate sul nostro canale YouTube
Quando il ragazzino romano e Juanro senza sapersi parlare hanno fatto il trick durante prove nell’aula Paolo VI, mi sono messo a piangere per l’emozione di vederli lì.
Da Move in Siria con Catalytic Action
Veniamo invitati a fare gli ambassador di Catalytic Action una onlus che lavora in alcune zone del Libano negli anni della guerra in Siria. Stavano costruendo dei playground nelle scuole nei campi profughi nella valle della Mecca. Abbiamo aderito al progetto, il foundrisinig è andato a buon fine e abbiamo raccolto i soldi per costruire il campetto all’interno di una scuola. C’era l’idea che io e Fabrizio andassimo a inaugurare il campetto e stessimo una settimana a fare freestyle show e insegnare un po’ di basket.
Siamo arrivati convinti di trovare un campo profughi, invece avvicinandoci al confine abbiamo trovato una valle paragonabile alla Pianura Padana con un milione di profughi. Abbiamo incontrato alcuni ragazzi e abbiamo giocato a basket. Fortunatamente alcuni bambini parlavano inglese meglio di noi e traducevano a quelli che parlavano arabo. La maggior parte dei Siriani che sono arrivati in Europa sono la classe media che aveva abbastanza risorse da perdere. Sono scappati quando è scoppiata la guerra.
Siamo stati ospitati in un posto sicuro, in uno dei distaccamenti dell’università degli Stati Uniti, la stessa Università in cui anni prima venne ucciso il padre di Steve Kerr, anche se lui era a Beirut. Ci hanno detto “di notte sentirete i bombardamenti, non vi preoccupate vi ci abituate facile in due/tre notti”. La prima notte ci siamo svegliati e abbiamo sentito le bombe. Credo sia stata la più brutta sensazione che abbia mai avuto. Ma era vero alla terza notte abbiamo dormito, il cervello non vuole accettare questa cosa e quindi si rifugia.
Il campetto con i bambini è una di quelle cose che se riguardo dico “questa palla mi ha portato anche lì”. Un’esperienza fortissima, non è lo show più grande, ma l’emozione che ti porti dentro vale più di altri show. Un bambino mi ha detto che era figlio di un medico ed è stato costretto ad andare via, poi figli di ingegneri, persone che operavano all’ambasciata. Non ho grosse esperienze dirette di altri fronti di immigrazione quello che dico a tutti il grosso delle persone siriane che ho incontrato siamo noi che scappiamo dalla guerra, perché siamo la classe normale, le persone che possono scappano dalla guerra.
Va detto, va capito e continua a succedere, noi siamo in una zona molto fortunata del mondo, ma l’Europa nella storia ha portato guerre e ancora oggi ci sono grosse conseguenze economiche e sociali. Noi europei siamo fautori delle più grosse disparità nel mondo. abbiamo grosse responsabilità, lo stesso discorso vale per Black Lives Matter, non se la sono cercata loro, se adesso trattiamo con discriminazione le persone che abbiamo trattato male c’è qualcosa che non riesco a capire da essere umano. Io che sono stato fortunato a vedere molte culture e paesi la sento particolarmente forte questa situazione che si sta delineando.
La fine del lockdown e “Breakfast Club” by Da Move
“Breakfast Club” è nato verso la fine del lockdown, all’inizio tutti si sono buttati a fare le dirette su Instagram in tutti i modi, bello a volte abbiamo aderito. Erano tutti contenuti molto spontanei, ma non c’era qualcosa che fosse elaborato, in più erano tutti in onda alle 18. Abbiamo avuto l’idea di fare qualcosa al mattino. Siccome abbiamo questa partnership con il brand Jordan, ecco il “Breakfast Club” quello degli allenamenti e del ritorno di Jordan. Una sorta di varietà, un concetto tipo Late Night Show fatto da casa con Beppe Gallo, uno dei nostri videomaker. Ci piaceva il fatto che sui social parlasse, criticasse e fosse visibile.
Ci siamo accorti quasi subito del perché gli altri vanno subito in diretta, la complessità del passarsi i file, montare le cose su una qualità più alta era complicato. Alla fine, la sfida è stata vinta, abbiamo avuto tanti amici del mondo basket, del mondo arte legato al basket e quando è finito il lockdown ci è sembrato non avesse senso continuare, perché la gente aveva la possibilità di potersi muovere ed era auspicabile che non stesse sui social tutto il tempo. Non escludo un ritorno del “Breakfast Club” perché ci ha molto divertito. Il mio sogno è farlo con uno studio all’americana, ci stiamo lavorando, una versione fisica ci piacerebbe di più, diventerebbe un talk-show.
Court MLN: il nuovo inizio di Da Move
Ci siamo dedicati al Court MLN, il sogno di tutti, di qualsiasi ragazzo italiano appassionato di pallacanestro che vorrebbe, il campo privato, interno. Il sogno del campo è un po’ come volare e schiacciare. Noi avevamo un quartiere generale che ci stava stretto. Avevamo una metà campo che ci siamo teletrasportati qui. Una delle sfide è diventare un luogo dove si possa giocare d’inverno, si può già fare, ma con una squadra o una società per la stagione.
Questa cosa secondo noi non è contemporanea con la dinamica lavorativa e studentesca di una città metropolitana tantopiù Milano. Se studi, hai 15 giorni di esami e non puoi allenarti, magari la mattina vuoi giocare a basket, o fare tiro. In Italia non si poteva, in altre parti del mondo sì. Ci sono progetti a cui ci siamo ispirati in primis le facilities all’Americana in piccolo, più vicini a noi Hoops Factory in Francia, Playground Moscow, the Regal in Uk.
Abbiamo fatto un posto funzionale a noi e alla community di streetball a Milano in cui siamo nati e cresciuti. Qui possiamo fare microattività e microeventi, delle partite e pick up games. Abbiamo avuto amici dalle minors fino a Paul Biliga, Udanoh, Abass, o Tommy “Social Media” Marino che tutti seguono. Ringrazio tutti loro perché ci hanno dato dei grandi feedback oltre che energia che ci voleva dopo il Covid. Milano adesso ha un suo playground al chiuso.
Dicono che siamo la città con più campetti dopo New York (più di 100) a livello globale. L’inverno è lungo, grigio, cupo e freddo, non si può giocare nei campetti, non si possono fare pick-up games, allenamenti spontanei, tiri con la sparapalloni, allenamento individuale, allenamento con i ragazzi. Il Covid ci è piombato sulla testa perché viviamo di eventi. Eravamo a metà dei lavori e siamo stati stoppati, però il campo è attivo il Court è pronto piano piano a ricevere più gente possibile.
E’ chiaro che in questo momento le persone sono poche, ma abbiamo in mente una serie di progetti che presto vedrete. C’è un link sulle nostre pagine dove potete preiscrivervi per alcune cose con Jordan brand che arriveranno. Non vuole essere 100% basket vuole diventare anche un grosso spazio per la breakdance, hip hop e ballo. Importante sarà il development, l’off season dei pro player o aspiranti pro e basket spontaneo, più individuale, puro quello che fai al campetto.
Ho avuto la fortuna di essere voce di molte sfide di 3vs3 con Fiba e vedo un’esplosione del 3vs3 a livello globale. Ci stiamo impegnando attivamente con FISB per dare ai baller, un campo, per dedicarsi full time. 3vs3 è diventato uno sport professionistico che aveva raggiunto le Olimpiadi speriamo di costruire qualcosa, abbiamo avuto anche una medaglia d’oro con le ragazze. Quindi perché non possiamo dare di più?
Chiara MEZ
Posted at 17:58h, 25 DicembreThank you so much. Appreciate it!